Esiste la materia o è il frutto dell'interpretazione del nostro cervello?

E se fossimo circondati solo da materia olografica?

Siete sicuri che ciò che vedete esista realmente?
Siete sicuri che il vostro tatto sia il risultato dell'interazione di materia?
Siete sicuri che il colore appartenga alla materia?

E' ormai concezione comune che il colore sia il frutto dell'interpretazione del nostro cervello di frequenze luminose. Cioè, il nostro cervello, attraverso gli organi visivi, interpreta le frequenze luminose dandoci la percezione del colore.
Quindi è plausibile pensare che il colore non esista, ma nasca all'interno del nostro cervello.
Chiariamo meglio.
Se un lingotto d'oro lo vediamo giallo, non è perché la sua materia è realmente gialla.
Il modello fisico attualmente riconosciuto ci spiega che appare giallo perché l'oro è in grado di assorbire tutte le frequenze luminose tranne il giallo, che viene riflesso verso i nostri occhi.
Cerchiamo di analizzare più accuratamente questo concetto.
Partiamo dall'origine della luce, ed in particolare prendiamo la fonte per eccellenza: il Sole.
La nostra stella emette onde luminose che trasportano tutte le frequenze visibili ed invisibili agli occhi umani.
Quando queste onde colpiscono un oggetto, alcune di queste frequenze vengono assorbite, altre vengono riflesse determinando il colore ai nostri occhi.
Quando un oggetto assorbe tutte le frequenze luminose appare nero, quando le riflette tutte, invece, bianco.
Ciò vuol dire che il nostro cervello, o chi per lui, interagisce con le informazioni degli occhi creando, intorno a noi, un ambiente ricco di colori, ma che in realtà è solo il risultato di interpretazioni di frequenze luminose.
I colori esistono solo nel nostro cervello.
Se ad esempio, un giorno, il sole smettesse di emanare la frequenza del blu, per noi quel colore scomparirebbe, e nel giro di una generazione ci si dimenticherebbe della sua esistenza. L'oggetto che prima era blu, non rifletterà più nessuna frequenza luminosa, e si mostrerà nero, senza che i nostri occhi o la materia dell'oggetto abbiano subito alcun cambiamento.
E gli oggetti trasparenti?
Non riflettono e non assorbono alcuna frequenza luminosa.
Ciò vuol dire che se nel mondo esistesse una qualsiasi materia incapace di assorbire e riflettere alcuna frequenza luminosa, noi non saremmo in grado di vederla.
Per i nostri occhi semplicemente non esisterebbe.
E per il nostro tatto?
Cerchiamo di condurre un'analisi simile a quella precedente.
Quando noi tocchiamo una qualsiasi materia ne sentiamo la presenza.
Ma l'informazione veicolata dal tatto cos'è realmente?
Possiamo essere certi che sia diversa da quella degli occhi?
Se la nostra stessa materia non fosse altro che una forma di energia che il nostro cervello interpreta come qualcosa di solido?
Mi spiego meglio.
Per noi la materia è solida e reale quando la possiamo toccare, o vedere, e risulta indeformabile alle nostre sollecitazioni.
Se noi però tenessimo tra le mani due calamite e cercassimo di avvicinarle tra loro, portando a contatto le facce che hanno la stessa polarità, ci risulterebbe impossibile.
Come se una materia fosse interposta alle due calamite.
Se noi fossimo bendati penseremmo proprio di avere qualcosa di solido tra le mani.
Se quindi il tatto fosse il risultato dell'informazione che i nostri recettori ottengono dall'interazione tra la nostra materia e quella che ci circonda?
Possiamo pensare ai nostri recettori come tanti piccolissimi occhi che rispondono a tipologie di energia diversa e, di conseguenza, ciò che noi crediamo che sia materia in realtà sarebbe il risultato dell'interpretazione del nostro cervello di campi energetici che ci circondano.
Non parliamo né di energia elettrica, né di energia magnetica.
In tal caso, come risulterebbe il mondo ad esseri dotati di recettori diversi dai nostri?
E se esistesse una popolazione di esseri costituiti da una materia diversa dalla nostra, che i nostri recettori non siano in grado di rilevare, che non interagisca in nessun modo con la nostra materia, e che non rifletta e non assorba nessuna delle frequenze luminose che noi siamo in grado di intercettare? Esisterebbero per noi?
Il fatto che noi non possiamo percepirli non vuol dire che non esistano.
Questo è un esempio di universo multidimensionale, o parallelo, o qualsiasi nome gli si voglia dare.
Il fossilizzare il nostro pensiero su ciò che possiamo solo vedere o sperimentare in qualsiasi modo, ci conduce a vicoli ciechi, perché ci convince che non può esistere nulla di ciò che non possiamo verificare.
Dovrebbe metterci in guardia su questo il secondo teorema di incompletezza di Gödel.

"Sia T una teoria matematica sufficientemente espressiva da contenere l'aritmetica: se T è coerente, non è possibile provare la coerenza di T all'interno di T."

Cioè, nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza.

Un sistema basato sui nostri sensi non può dimostrare l'esistenza o meno di ciò che percepisce o non percepisce.

Voglio concludere con un esempio che dimostra come tutti noi potremmo, già adesso, essere immersi in realtà diverse senza esserne consapevoli.

Immaginiamo che due bambini vengano posti per la prima volta davanti ad alcune matite colorate e che vengano definiti per la prima volta i nomi dei colori.
Cosa imparerebbero?
Il primo bambino imparerebbe che la matita blu ha il colore blu, ed il secondo bambino imparerebbe la stessa cosa. Ma nessuno, tranne loro, può sapere esattamente come il loro cervello interpreti quei colori.
Pensate! Se uno dei due vedesse il blu come rosso, e l'altro il blu come giallo, qualcuno potrebbe capirlo? Loro potrebbero capire la differenza?
Loro sanno solo che la matita blu, che loro vedono inconsapevolmente in modo diverso, è, appunto, di colore blu.
Nessuno potrà mai capire che questi due bambini vivono in un mondo diversamente colorato, semplicemente perché quando loro diranno di vedere il blu, per gli altri sarà effettivamente blu.

Il nostro cervello definisce la realtà che abbiamo intorno.
Non fatevi ingannare.

Max Penna

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